VALENTANO NEL MONDO, IL MONDO A VALENTANO (Pt. 5)

Quinta puntata: A Carnevale ogni scherzo vale

Tempo di spasso e di baldoria

Il Carnevale è la grande festa del periodo invernale e, nei paesi cattolici, precede la Quaresima che, con i suoi quaranta giorni di penitenza, prepara le festività pasquali. Nei tempi antichi il Carnevale era anche la grande festa della fecondità della terra, che doveva svegliarsi dopo il sonno invernale e nutrire le mandrie, le greggi e gli esseri umani. Il Carnevale univa riti di fecondità con l’allegria. Ridere sconfigge la morte e il lutto: tradizioni antichissime collegano il riso, le danze e le burle alla fertilità della natura e degli uomini

Origini del Carnevale                                                          

Non si sa da dove derivi il nome carnevale, c’è chi dice da carrus navalis, il rito della nave sacra portata in processione su un carro; secondo altri significa carnes levare (“togliere la carne”) o carne vale (“carne, addio”) e allude ai digiuni quaresimali, dato che il Carnevale si conclude con il martedì grasso, il giorno che precede, nei paesi cattolici, il mercoledì delle Ceneri. Le tradizioni carnevalesche giunte fino a noi affondano le loro radici in un triplice terreno: i Saturanalia romani (caratterizzati dall’inversione dei ruoli sociali), dai riti Agresti (caratterizzati dal sacrificio di una vittima sostituita successivamente da un fantoccio, usanza ancora presente in molti centri dello Stivale dove viene bruciato un manichino emblema del Carnevale stesso) e il Carnevale Medievale.  Inoltre, nel calendario romano, Febbraio era il mese dedicato alla divinità Februus  alla quale venivano rivolti riti di purificazione e culto dei defunti: il passaggio dall’inverno alla primavera  rappresentava un dualismo come quello di morte e vita. Tali riti di purificazione e rinascita della terra dovevano risvegliare e rendere la natura nuovamente produttiva dopo la stagione fredda. All’interno di questi riti, il riso giocava un ruolo fondamentale: grazie ad esso era possibile, infatti, sconfiggere la morte, il lutto.

Le feste di Carnevale nel Medioevo

Affermando che “a Carnevale ogni scherzo vale” si vivono giorni all’insegna della sregolatezza, delle burle, delle mascherate danzanti, della gioia sfrenata. Le feste di Carnevale sono occasione di divertimento esagerato e di grandi mangiate.
Nel Medioevo, il Carnevale era il tempo delle scorpacciate comunitarie e delle danze infinite. Il ‘re del Carnevale‘ garantiva l’allegria pazza e la sospensione temporanea delle leggi, delle regole e della morale.
Come a Capodanno semel in anno licet insanire: si può ben essere folli una volta l’anno. I ruoli sociali si invertivano: gli uomini si vestivano da donne e viceversa, i poveri da ricchi, i ricchi da accattoni o da giullari.

I balli, che ancora oggi contraddistinguono i veglioni, erano dedicati alle divinità della terra. Il ballo con i saltelli (come il ‘saltarello‘ laziale) imitava il crescere delle spighe di grano: più in alto saltavano i danzatori, più lunghi e fecondi sarebbero stati gli steli delle spighe. La danza, il riso e l’amore santificavano l’eterno ritorno della primavera.

Vi era una tradizione bizzarra secondo la quale il prete organizzava una serie di burle, scherzi, barzellette e pantomime per far ridere i fedeli: erano i famosi ‘scherzi da prete‘. Per riempire la chiesa di risate si lanciavano dall’altare salsicciotti e castagnole. L’usanza aveva vari scopi: era necessario rallegrare gli animi prima della tristezza della lunga Quaresima; le burle inoltre disponevano i fedeli ad ascoltare meglio gli insegnamenti religiosi

 I carri allegorici del Rinascimento

Nel Rinascimento i carri carnevaleschi esibivano la grandezza dei signori e permettevano al popolo sfrenati baccanali: “Quant’è bella giovinezza, / che si fugge tuttavia! / Chi vuol esser lieto, sia / del doman non c’è certezza“, cantava Lorenzo il Magnifico durante i grandi carnevali di Firenze. Anche a Roma, Milano, Bologna, Ferrara, Mantova, si costruivano carri allegorici che rappresentavano scene mitologiche, episodi della Bibbia, allegorie di vizi e di virtù, storie della Grecia e di Roma, segni astrologici, favole e leggende dei santi. Antico simbolo trionfale romano, ma anche biblico, ripreso nel Medioevo con il Carroccio, simbolo di libertà cittadina e popolare, il carro dei Trionfi di Carnevale diviene nel Rinascimento strumento di una propaganda politica e culturale che costruiva una visione del mondo ricca e articolata offerta al ‘popolo‘ dell’élite al potere.

Le maschere

Il Carnevale di oggi si ispira ancora alle belle maschere del tempo che fu e i bambini vogliono travestirsi da moschettieri, da pirati, da dame settecentesche e da odalische dai mille veli. Sono costumi fabbricati in serie ma che ancora evocano la magia del passato.

Le maschere celebrano le tradizioni delle città e delle regioni d’Italia: il Piemonte con Gianduia, Bergamo con Arlecchino, Venezia con Pantalone e Colombina, innamorata di Arlecchino, Milano con Meneghino, la Toscana con Stenterello, Roma col Sor Tartaglia, con Rugantino e Capitan Spaventa, Napoli con il mitico Pulcinella, la Sicilia con Peppe Nappa e i personaggi della tradizione dei paladini.

 

Il carnevale a Valentano

Oltre ai consueti balli nei locali attrezzati, il Carnevale di Valentano vive soprattutto nelle giornate del giovedì grasso e del martedì (ultimo giorno della festa), con mascherate e balli, spesso accompagnati da carri allegorici, per le vie della cittadina.

Anticamente si usava ballare sino all’alba dell’ultimo giorno di Carnevale. All’alba un gruppo di buontemponi, armati di un grande ombrello (La compagnia del Ghetto) girava per il paese svegliando i compagni e gli amici “dormiglioni” perché offrissero loro da bere nei bar del paese. Il tutto al canto della tradizionale strofetta:

È morto Carnevale e chi le piagnerà

La Compagnia del ghetto farà la carità…

 

Sitografia

Andres Vispi

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